La Storia

LA LUNGA VITA ARTISTICA DEL TEATRO ROSSINI

L’inaugurazione ufficiale avvenne nell’agosto-settembre del 1759 con l’opera Il Mercato di Malmantile a di D. Fischietti, dopo l’innalzamento delle sole opere murarie esterne. Successivamente, il teatro ultimato venne inaugurato durante la Fiera del 1761, con Catone in Utica, dramma musicale su libretto del Metastasio. La vita artistica del teatro di Lugo è in gran parte legata a Rossini (che visse a Lugo dal 1802 al 1804) ed alla sua produzione operistica dal 1814 al 1840, anche se si alternavano sulla scena altri grandi nomi dell’epoca, come Mercadante, Bellini e Donizetti, che monopolizzarono le stagioni teatrali per circa un decennio, fino all’apparire delle prime opere di Verdi. Il Teatro non significò per Lugo e per i lughesi solo spettacolo, musica e canto, ma fu uno strumento di rilievo per lo svolgimento di manifestazioni di vita cittadina nei suoi momenti più significativi in rapporto ai tempi.
Fino ai primi dell’Ottocento, agli spettacoli lirici, generalmente opere buffe, si alternarono spettacoli in prosa ed il teatro venne utilizzato anche per feste. Momenti salienti della vita artistica del teatro di Lugo nell’Ottocento furono l’esibizione nel 1813 di Nicolò Paganini ed il “periodo rossiniano”, già citato. L’esecuzione delle opere di Giuseppe Verdi prevalse nel corso di tutta la seconda metà dell’Ottocento. Puccini venne rappresentato a partire dalla fine dell’Ottocento e Wagner nel 1900 con il Lohengrin. Nel 1902 il grande Arturo Toscanini vi diresse l’Aida, mentre nel 1905 vi debuttò la Lilia del compositore e direttore d’orchestra lughese Francesco Balilla Pratella.
Nel corso del Novecento fu adibito a cinema e, pur continuando a mantenere la funzione di fulcro della vita cittadina, conobbe un progressivo declino. Dopo la prima guerra mondiale e durante il Ventennio fascista vi si tennero diverse manifestazioni di carattere sociale. Alcuni veglioni danzanti vi furono ospitati ancora nel secondo dopoguerra. Fu proprio il suo ruolo civico ed il ricordo degli antichi fasti a scongiurarne la demolizione, anche se il Teatro venne chiuso al pubblico a metà degli anni '50 e restò inutilizzato per un intero trentennio.
Il 3 dicembre 1986, a seguito di una raffinata operazione di restauro scientifico affidata all'architetto bolognese Pier Luigi Cervellati e quasi interamente finanziata dal Comune, con il contributo della Regione Emilia-Romagna e dei tre istituti di credito locali, il Teatro Rossini riaprì.
La sua attività riprese subito a pieno ritmo, con una programmazione di spettacoli di prosa, musica sinfonica e cameristica (prima ospitati all'Auditorium comunale ed all'interno dei cinema cittadini). A tale programmazione si aggiunse, fin dal primo momento, una stagione lirica incentrata sull’opera da camera nelle sue differenti espressioni, a partire dall'opera seria del '600/'700 e dall'opera buffa/opera giocosa del '700/'800, fino ad arrivare al repertorio contemporaneo, attraverso la riscoperta di partiture molto spesso inedite o non eseguite da decenni. Grazie a tali scelte ed al rapporto di collaborazione con altre importanti istituzioni come il “Teatro Comunale” di Bologna, il “Teatro Valli” di Reggio Emilia, il “Teatro Bonci” di Cesena, il “Teatro Alighieri” di Ravenna e la “Fondazione Rossini” di Pesaro, il Rossini si è immediatamente inserito nel novero delle maggiori Istituzioni teatrali dell’Emilia Romagna ed è riuscito ad esercitare un effetto considerevole sulla vita culturale di Lugo.

Nel 2016, in occasione del trentesimo anniversario della riapertura, si è inaugurato un nuovo percorso con il Festival Purtimiro (feste musicali intorno all'opera barocca), che rappresenta un deciso ritorno al repertorio dei primi 15 anni di attività del teatro restaurato: un caso abbastanza raro di convergenza perfetta tra un luogo (con le caratteristiche di un vero e proprio strumento musicale dall'acustica perfetta) ed il repertorio raffinato e colto che vi trova ospitalità.
L’incarico di direttore musicale del festival è stato affidato ad un grande musicista come Rinaldo Alessandrini, ammirato internazionalmente quale interprete di riferimento per la musica del Sei-Settecento e per il teatro musicale barocco, proprio quello da cui tutto è nato e senza la conoscenza del quale, l’Italia musicale e culturale continuerebbe a sopportare le conseguenze di un atteggiamento autolesionista.
Così facendo, il Teatro Rossini ha aperto le porte ad una piccolissima porzione di quella immensa produzione operistica che per 200 anni ha decretato la supremazia, a livello europeo, del teatro italiano in musica, una produzione piena di fascino, che parla della nostra civiltà, della nostra cultura, del nostro gusto per il bello.